Salve a tutti e complimenti per il forum! Faccio il mio primo intervento chiedendo se siete in grado di darmi delucidazioni su di una questione un po' ingarbugliata.
Dunque, faccio riferimento ad un immobile che a suo tempo era di proprietà di una Società in accomandita semplice della quale facevano parte un fratello, una sorella (soci accomandanti) ed uno zio (socio accomandatario), sul quale gravava una ipoteca di primo grado come garanzia di un prestito ipotecario acceso dal socio accomandatario.
In seguito al decesso di quest'ultimo, in base ad un articolo del c.c., uno dei due soci superstiti si è autonominato liquidatore ed ha posto in liquidazione la società. Successivamente, avendo tutti gli erdi del defunto rinunciato all'eredità, è stato nominato dal Giudice tutelare un curatore della stessa. Nel frattempo la banca presso cui il socio defunto aveva acceso il prestito, in seguito a ritardi nel pagamento delle rate, depose ricorso per decreto ingiuntivo ed il Tribunale competente di conseguenza ha emesso atto di pignoramento sull'immobile in questione.
A questo punto, allo sopo di evitare il pignoramento e la perdita dell'immobile, il socio liquidatore ha contemporaneamente acceso un mutuo presso un altro istituto e con lo stesso estinto il debito e l'ipoteca originari e successivamente venduto l'immobile ai due soci superstiti che ne sono divenuti privati proprietari. Il mio dubbio e la mia preoccupazione sorge dal fatto che all'atto di compravendita non ha partecipato il curatore in quanto non autorizzato a ciò dal Giudice tutelare per il fatto che la cifra indcata nell'atto di compravendita era inferiore al valore di perizia; considerato questo,può essere impugnato tale atto rendedo nullo il tutto???
Faccio presente che i fatti si sono svolti nel 2003 e che ho interesse a fare chiarezza essendo il socio liquidatore e nuovo proprietario la mia fidanzata con la quale si vorrebbe ristrutturare l'immobile per andarci ad abitare.
Vi ringrazio in anticipo per l'attenzione!