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2016-02-22 19:56:39

Nuova costruzione invece di ristrutturazione


Villasalvia
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13 Febbraio 2016 ore 20:30 3
Buongiorno a tutti!
Spero di avere azzeccato il forum giusto, non sono sicura!
Vengo subito al punto, ho un problema e non so come comportarmi!
Nel 2015 io e il mio compagno abbiamo comprato con mutuo, una casa con terreno nel comune in cui lui lavora e abbiamo fatto fare da un architetto un progetto per la ristrutturazione.
Dopo mesi di attesa ci presenta un progetto che ci piace, con un'ampliamento delle dimensioni di una stanza al piano terra (cucina) e della corrispondente stanza al piano superiore (camera matrimoniale), in più l'aggiunta di un locale tecnico/lavanderia e di un garage, assicurandoci che è previsto un ampliamento del 20% massimo per essere ancora considerato ristrutturazione.
Siccome lui è il professionista che ha studiato, ci fidiamo e non pensiamo di andare a controllare di persona (errore, lo so).
Gli facciamo presente che il comune dove è la casa è molto molto molto fiscale su queste cose e gli chiediamo più volte se è sicuro di quello che dice.
Risponde di non preoccuparci, che ci pensa lui.
Morale?
Ci approvano il progetto, ma non come ristrutturazione!
La considerano nuova costruzione proprio a causa degli ampliamenti.
L'architetto cade dalle nuvole e dice che non gli è mai capitata una cosa del genere e che gli ampliamenti li ha sempre fatti nei comuni dove ha lavorato.
Ieri ho chiamato personalmente l'ufficio tecnico del comune in questione e ho chiesto informazioni.
Mi hanno confermato che per considerare ristrutturazione non ci devono essere variazioni del volume della casa.
Mi ha indicato l'articolo 4 della legge regionale 19/2009 ed effettivamente la legge parla chiaro!
Quindi ora ci troviamo con un progetto che non va assolutamente bene e che non possiamo mettere in atto perché noi vorremmo (più che altro dobbiamo!) rientrare nelle detrazioni per la ristrutturazione e non sappiamo bene come procedere.
L'architetto insiste che è il comune ad essere arretrato in materia di normativa e che in altri comuni ci sono regolamenti diversi.
Io adesso non so che fare: mando l'architetto ad insistere per ottenere l'approvazione come ristrutturazione (ammesso che sia o rifare completamente il progetto?
E nel caso in cui gli facessi rifare il progetto, non è che poi devo pagarlo due volte?
In fin dei conti dal nostro punto di vista l'errore è suo e non è per capriccio nostro che dovrebbe rifarlo.
Che si fa in questi casi?
A parte cambiare architetto che non possiamo farlo perché siamo vincolati a lui per vari motivi.
Grazie dell'attenzione e spero che qualcuno sappia darmi dei consigli!

  • arch-ily
    0
    Ricerca discussioni per utente
    Domenica 14 Febbraio 2016, alle ore 10:09
    Ha due alternative:

    1) cambiare architetto (cosa che vi consiglio vivamente);
    2) rifargli fare il progetto, ovviamente a cura e spese sue.

    Comunque, per prima cosa mandatelo un comune a parlare con i tecnici, anche se dubito che il progetto possa passare in deroga al regolamento edilizio...

    Scusatemi, ma certe volte rimango basita dalla scarsa professionità di alcuni colleghi, che danneggiano l'immagine di tutta la categoria.

    Come fa un architetto a dire che è il comune ad essere "arretrato", quando si sa benissimo che ogni comune ha il proprio PRG e il proprio Regolamento Edilizio, e che a volte le norme cambiano drasticamente anche tra comuni confinanti?!? Come si può basare l'esecuzione di un intervento del genere senza un approfondito studio delle norme edilizie non solo del comune, ma della zona di PRG in cui ricade l'edificio (infatti capita spesso che magari in zona rurale sia consentito l'ampliamento, e in zona residenziale anche perifica no)?

    Dal punto di vista generale, quello che dice il vostro architetto è vero, perché in teoria una ristrutturazione può prevedere un aumento di Superficie fino al 20%, ma in molti comuni questo ampliamento deve avvenire entro sagoma (ad esempio con un soppalco o trasformando in Superficie Utile un vano di servizio), cosa che non è il vostro caso.

  • villasalvia
    0
    Ricerca discussioni per utente Arch-ily
    Lunedì 22 Febbraio 2016, alle ore 14:55
    Ha due alternative:

    1) cambiare architetto (cosa che vi consiglio vivamente);
    2) rifargli fare il progetto, ovviamente a cura e spese sue.

    Comunque, per prima cosa mandatelo un comune a parlare con i tecnici, anche se dubito che il progetto possa passare in deroga al regolamento edilizio...

    Scusatemi, ma certe volte rimango basita dalla scarsa professionità di alcuni colleghi, che danneggiano l'immagine di tutta la categoria.

    Come fa un architetto a dire che è il comune ad essere "arretrato", quando si sa benissimo che ogni comune ha il proprio PRG e il proprio Regolamento Edilizio, e che a volte le norme cambiano drasticamente anche tra comuni confinanti?!? Come si può basare l'esecuzione di un intervento del genere senza un approfondito studio delle norme edilizie non solo del comune, ma della zona di PRG in cui ricade l'edificio (infatti capita spesso che magari in zona rurale sia consentito l'ampliamento, e in zona residenziale anche perifica no)?

    Dal punto di vista generale, quello che dice il vostro architetto è vero, perché in teoria una ristrutturazione può prevedere un aumento di Superficie fino al 20%, ma in molti comuni questo ampliamento deve avvenire entro sagoma (ad esempio con un soppalco o trasformando in Superficie Utile un vano di servizio), cosa che non è il vostro caso.
    Grazie per la risposta, sono rimasta senza pc per un po' e rispondo solo ora.

    Allora, dopo aver parlato anche con l'impresa che ci farà i lavori, ho appurato che l'impresa "avanza" soldi dall'architetto in questione per lavori precedenti e che anche in altri casi si sono verificati problemi e pasticci. L'impresario mi ha detto che finché abbiamo a che fare con questo architetto, non ci farà il lavoro perché ha deciso di andarsene dall'Italia dopo mesi di attesa infruttuosa e di ritardi.
    Insomma, altri problemi.

    Ora, se io volessi cambiare architetto, sarei costretta a pagare comunque il lavoro fatto da questo qui? Ovviamente non sono intenzionata a pagarlo, visto come sono andate le cose e viste le ultime telefonate in cui prima cerca di convincermi a costruire lo stesso, poi di nascosto da me dice all'impresa di iniziare i lavori anche se non abbiamo l'approvazione per la ristrutturazione, poi decide di rifare il progetto semplicemente tagliando via il secondo piano e lasciando tutto il resto invariato e mi dice che mi chiamerà solo a cose fatte per firmare il progetto definito, senza poterlo vedere prima e decidere se mi va bene (perché se mi elimina tutto un piano, che aveva una sua funzione, io voglio che vengano ridistribuiti gli spazi e riorganizzata la pianta, visto che già prima era scomoda ma secondo lui non si poteva fare altrimenti). E mi dice che il garage lo facciamo lo stesso perché tanto è dietro e nessuno viene a vedere!!

    Mettendo insieme tutti questi elementi, anche io che non sono del mestiere capisco di avere a che fare con uno che se non è proprio incompetente, per lo meno non ha voglia di far bene questo lavoro. E io non voglio buttare i miei soldi così.

    Legalmente posso sollevarlo dall'incarico senza rimetterci?


  • arch-ily
    0
    Ricerca discussioni per utente
    Lunedì 22 Febbraio 2016, alle ore 19:56
    Buongiorno.
    Questo dipende da quanto stabilito dalla lettera di incarico. Tendenzialmente, in caso di rinuncia da parte del committente si paga solo il lavoro eseguito fino a quel momento.

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