Esiste la convinzione da parte di numerose persone, compresi molti professionisti, che i muri debbano respirare. Secondo il concetto descritto, tale condizione dovrebbe sopperire alle carenze di ventilazione, eventualmente sostituendosi ad essa. Quindi per allontanare l'aria viziata che si forma in casa, compresa l'umidità in eccesso creatasi, anzichè adottare una corretta ventilazione mediante l'apertura di porte e finestre, si dovrebbe affidare tale compito alla "respirazione" dei muri. In una normale unità abitativa occupata da una famiglia, si generano quotidianamente dai 20 ai 35 litri d'acqua al giorno sotto forma di vapore. Se tale quantità viene allontanata nella stessa misura, si raggiunge una situazione di equilibrio, oppure se la quantità di vapore evacuata è minore, l'umidità tende ad accumularsi. Pur rispettando la condizione di equilibrio sul lungo termine, esistono delle momentanee situazioni di eccesso di umidità nell'aria con la conseguente formazione di condensa localizzata nei punti più freddi. Se la superficie della parete è in grado di assorbire questo liquido formatosi, per poi cederlo quando l'aria diventa più secca, ci si trova in una condizione di equilibrio sostenibile. Se invece tale condizione non viene rispettata, l'acqua condensata tende ad accumularsi. La porosità e la traspirabilità delle superfici interne della casa, devono far fronte esclusivamente a tali situazioni, ovvero a quelle relative alla stabilizzazione del microclima domestico. Non devono provvedere ad allontanare l'umidità in eccesso, nè tantomeno l'aria viziata. Non devono perciò "respirare", anche perché non potrebbero farlo.